Bioarchitettura

Bioarchitettura o architettura ecologica consiste nell'integrazione delle attività umane ad un ambiente e a condizioni climatiche preesistenti, al fine di migliorare le qualità della vita attuale e futura. Le caratteristiche di questa (politica) consistono nel:

-  unione fra edilizia della tradizione e edilizia moderna;

-  utilizzo di una di una pratica costruttiva con requisiti di bioecologicità rispetto ai materiali da utilizzare;

-  curarsi dell'impatto ambientale ed il risparmio energetico del proprio “costruito”;

-  rapporto equilibrato tra ambiente e il costruito.

La problematica più ricorrente in questa pratica è l'unificare i sistemi solari attivi con quelli attivi, per costituire un unico complesso che rappresenti la soluzione al problema climatico locale, in modo di creare strutture reattive, cioè in grado di adattarsi al clima circostante, mediante l’utilizzo di risorse naturali come la luce, l’acqua, la vegetazione, ecc. Ricorrente anche la ricerca e la sperimentazione di materiali, che abbiano il più elevato rendimento, con costo minore e impatto ambientale più ridotto possibile, come il gesso, la pietra, il legno, ecc. Ciò sta a significare che si deve prestare attenzione perfino ai processi produttivi utilizzati, ai metodi di trasporto, le eventuali emissioni nell’atmosfera, ed eventualmente sostituirli con pigmenti naturali. Viene analizzata pure la natura e le caratteristiche negative e positive sul sito dove verrà costruita la costruzione. La maggiore esponente di questo ideale è la Fondazione Italiana di Bioarchitettura e Antropizzazione dell’ambiente, che ha sede a Roma, che costituisce l’insieme dei soci, tra architetti, ingegneri, medici, ecc, che mirano appunto ad abitare, ma soprattutto edificare secondo i criteri bio-ecologici e della sostenibilità. Il suo fondatore è Ugo Sasso, un architetto,  che la fondò nel 1992. Quindi, riassumendo, i punti fondamentali di questa politica sono:

- preesistenze; impossibile ignorarle, vanno tenute conto, soprattutto per il guadagno che si può trarre dalla giusta locazione, cioè l’illuminazione naturale;

-  rapporto edificio-ambiente; vanno fatti concordare il contesto che circonderà l’edificio e l’edificio stesso;

- ambienti; la loro disposizione è fondamentale, tenendo conto che a sud, solitamente, vanno posizionati gli ambienti più utilizzati;

-  orientamento; va scelta la disposizione dell’edificio, in modo che sfrutti nel miglior modo l’ambiente circostante;

- schermi solari; durante il periodo estivo, il carico termico aumenta, si può fronteggiare utilizzando degli schermi per la protezione dal sole;

- materiali; vanno utilizzati materiali naturali, riciclati oppure riciclabili;

- tecnologie per il risparmio energetico; lì dove le tecniche di climatizzazione passiva non fossero sufficienti, è utile integrare con l’utilizzo di impianti fotovoltaici, eolici, geotermici oppure per la produzione di biogas.


Differenze tra bioedilizia e edilizia tradizionale

Parlando di edilizia, come la conosciamo, per il 40% incidono i materiali e per il 60% la manodopera sulla costruzione, mentre nella bioedilizia è il contrario, vengono impiegati materiali di alta qualità, che quindi incidono per il 60%-70% e per il restante 40%-30% si tratta di manodopera. Parlando di bioedilizia, ci sono altre caratteristiche che la elevano ad una posizione favorevole, rispetto alle costruzioni tradizionali. Infatti hanno maggiore resistenza sismica, oscillando alla presenza di terremoti o venti forti; sono resistenti al fuoco, perché se costruite in legno, tendono non a bruciare come i piccoli rametti, ma a carbonizzare lentamente; l’assenza di ponti termici, per concludere parlando di costi, in quanto sono definiti fin dalla progettazione, in base al tipo di struttura che si vuole realizzare, il costo al mq varia ed i loro costi saranno sempre inferiori a quelli della edilizia normale, avendo però come contropartita la concorrenza di buoni materiali dell’edilizia tradizionale.